Come fronteggiare la complessità del mercato?

Ogni due settimane un membro del team di AzzurroDigitale condivide con gli altri la cosiddetta “pillola”: 15 minuti di presentazione su un tema che ritiene interessante e di valore tale da volerlo condividere con la squadra. Lunedì scorso è stato il momento di Carlo Pasqualetto, CEO di AzzurroDigitale. Carlo ha partecipato al CUOA EXCELLENCE DAY dello scorso 7 novembre dove è stata trattata in maniera approfondita la tematica della gestione della complessità.

Partendo dagli spunti ricevuti al CUOA, Carlo ha voluto condividere con la squadra la sua particolare interpretazione sul ruolo che ogni membro del team deve svolgere per far fronte alla complessità dell’arena competitiva in cui AzzurroDigitale si trova.

La nostra organizzazione e quindi ogni membro del team, deve scegliere come reagire alla complessità.

Da una parte, parafrasando Ashby, potrebbe essere conveniente incarnare nell’organizzazione la stessa complessità riscontrata nel mercato, portando quindi la struttura organizzativa interna ad essere almeno tanto complessa come il mondo esterno. Il limite di questo approccio sembra essere l’incorrere però in alti costi di coordinamento che riducono poi la competitività.

Dall’altra parte potremmo scegliere di focalizzarci solo su una specifica area o sfera della nicchia in cui competiamo, in modo da diminuire la complessità. Questa opzione, più in linea con il pensiero di Luhmann, ci permetterebbe di specializzarci all’estremo, ma dall’altra parte aumenterebbe moltissimo il rischio in quanto se l’area o le competenze in cui ci specializziamo diventano obsolete o non più interessanti, allora usciamo dal mercato.

Qual è la giusta ricetta? Probabilmente entrambe, infatti sembra che l’ottimo, come ci insega Ovidio, stia nel mezzo.

L’organizzazione e quindi i propri membri devono sviluppare un atteggiamento specifico per poter rimanere in equilibrio tra le due opzioni viste sopra.

In particolare, l’atteggiamento che si sta rivelando più produttivo per rimanere nel mezzo è quello collaborativo. L’intelligenza collettiva è estremamente efficace per risolvere le criticità, purché ci sia una cultura aziendale che fomenti questo modo di lavorare.

Facciamo un esempio: si presenta un Cliente con una richiesta che sembra esulare dalle competenze specifiche del singolo. Di primo impatto questa persona potrebbe dire: “non è parte del mio lavoro, se ne deve occupare qualcun altro, non sono un tuttologo”. Potrebbe essere però che la specificissima competenza non sia presente all’interno del team e quindi sarebbe necessario acquisirla dall’esterno oppure svilupparla. E così le cose da fare si accumulano, c’è incertezza su chi deve fare le cose e il task non viene completato. Effetto: cliente scontento e ritardi accumulati.

Noi in Azzurro abbiamo deciso di muoverci diversamente: “fai un passo verso l’altro per risolvere i problemi”. Siamo fortemente convinti che la somma dei cervelli dia sempre un risultato migliore rispetto a quello partorito dal più brillante dei singoli. Per questo cosa fare se anche un task non è competenza specifica di nessuno ma lo chiedono proprio a te? Confrontati, chiedi, fai uno sforzo per dare il tuo contributo. Insieme possiamo rispondere in maniera creativa alla risoluzione del task usando il set di know how del team.

In conclusione, stiamo sperimentando che l’unico modo per vincere la complessità è la collaborazione.  I singoli devono rispondere alla complessità sviluppando un atteggiamento estremamente collaborativo, l’organizzazione deve nutrire e premiare i comportamenti dei singoli che vanno in questa direzione.

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