05 Lug Progetto digitale in azienda: come stimare tempi e costi?
Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio da una persona che stimo. Mi scrive: “Massimo, che offerta mi faresti tu? Hai una cifra vera non basata sull’offerta degli altri?”. Qualche ora dopo, mentre camminavo e in testa mi frullavano tutte le cose che sto imparando (e disimparando) sulla rivoluzione digitale in corso, mi è venuta un’illuminazione: sapevo dare una precisa risposta a quella domanda.
La realtà è che non lo so! E nessuno lo sa, nessuno saprebbe quantificare tempi e costi di un progetto digitale le cui funzionalità sono vagamente definite, non considerando la vastità e velocità dell’evoluzione del mercato, della tecnologia, degli utenti. Chi lo fa, sta semplicemente gettando i dadi contando sul fatto che, una volta iniziato il lavoro, potrà continuare a essere ricompensato per le continue e infinite modifiche che gli verranno chieste. È questo uno dei sensi profondi dell’utilizzo del metodo AGILE in habitat complessi.
Ci troviamo in un ambiente complesso quando la relazione tra causa ed effetto è determinabile solo in retrospettiva, cioè dopo aver subito l’effetto stesso. In questi contesti, spendere tempo e risorse per pianificare, stimare, elaborare piani rappresenta potenzialmente uno spreco: in questi casi si spendono meno energie nell’imbastire un esperimento, provare, apprendere e infine correggerlo (probe-sense-respond). Si dice “prova e fallisci velocemente!” non perché fallire sia bello, ma perché è importante capire nel più breve tempo possibile se una cosa funziona o non funziona.
Bene, finché parliamo di approcci filosofici tutto torna, appare chiaro, limpido, cristallino – forse anche banale. Se ci troviamo nel mondo manifatturiero, però, c’è sempre la domanda: “Ma nel mio caso? È impossibile, non può funzionare”. Tra il mondo del software e quello della manifattura ci sono sostanziali differenze: il processo di sviluppo prodotto (fisico, fabbricato) prevede attività che non possono essere compresse a “sprint” settimanali.
Riscrivere anche mille righe di codice non può essere paragonabile allo sforzo necessario per riprogettare e rifare un componente strutturale in 42CrMo4 lavorato dal pieno in CN. Però il mindset AGILE può generare valore anche in quest’ultimo ambito purché applicato nel modo corretto. La capacità di un team di individuare anticipatamente gli aspetti critici di un progetto e predisporre esperimenti efficaci e veloci rappresenta una competenza fondamentale negli ambienti complessi.
Possiamo dunque applicare nel settore manifatturiero il principio del MVP (minimun viable product) affermando che è fondamentale testare in modo rapido le caratteristiche o funzioni vincolanti dell’intero progetto, funzioni in assenza delle quali non c’è il prodotto.
Quindi, stimare quanto ci vorrà per fare tutto è molto difficile, capire se funzionerà probabilmente impossibile, però è possibile stimare piccoli MVP incrementali, cioè il risultato minimo ottenibile in grado di dare dimostrazione della funzione desiderata. La realizzazione di un prodotto minimo comporta un sostanziale vantaggio: è “minimo” perché si sono spese poche risorse (in tempo e denaro) per realizzarlo. Se la soluzione non piace, non funziona o comunque necessita di una ulteriore iterazione incrementale, il debito tecnico accumulato (risorse non più recuperabili spese in una direzione errata) è molto ridotto. E se ci siamo sbagliati, è passata una sola settimana.
Massimo Piva